Il percorso di lettura di questo nuovo numero della Rassegna bibliografica focalizza l’attenzione sul dibattito contemporaneo relativo alle strutture residenziali per bambini mettendo in evidenza due differenti punti di vista: da una parte chi sostiene l’idea che l’assistenza residenziale va superata in toto e dall’altra coloro che sostengono la necessità di implementare i modelli di intervento residenziale che dimostrano di saper fornire buone prassi e risultati soddisfacenti.
Il numero degli istituti per l’accoglienza dei bambini nei paesi occidentali si è notevolmente ridotto negli ultimi trent’anni, grazie anche al vivace dibattito che già nel Secondo dopoguerra ha contribuito ad affermare una cultura scientifica sugli innegabili effetti negativi sullo sviluppo umano del ricovero e della permanenza in istituto.
L’abbandono di queste forme di accoglienza è stato facilitato oltre che dalla diffusione di una nuova cultura pedagogica, da altri elementi quali la diminuzione degli orfani, l’aumento delle forme di affidamento e dei servizi di sostegno genitoriale, il riconoscimento dei diritti dei bambini, il costo elevato di queste strutture.
In Italia la legge 149/2001 sul diritto del minore a una famiglia ha sancito la definitiva chiusura degli istituti per minori entro il 31 dicembre 2006, promuovendo invece l’affidamento nelle sue diverse modalità: affidamento a famiglie possibilmente con figli propri, a singoli, a comunità di tipo familiare.
L’intervento di comunità, secondo gli autori, dovrebbe essere riconsiderato in un’ottica di rete con l’obiettivo di superare logiche meramente assistenziali/custodialistiche e garantire la tutela, la cura, la protezione e la riparazione dei molteplici danni relazionali/evolutivi prodotti da contesti familiari disfunzionali e in crisi.
Per questo è necessario creare, come già avviene in molti paesi occidentali, reti sociali integrate e collaborative, capaci di sostenere i bambini, i ragazzi e le famiglie in difficoltà: l’educativa territoriale, il sostegno della genitorialità e l’integrazione multiculturale nei servizi sono alcuni degli interventi che, messi in “rete”, potrebbero determinare l’accrescere dei vantaggi sociali per i bambini e gli adolescenti in difficoltà.
Il percorso di lettura si sofferma anche sugli interventi di comunità in un’ottica terapeutica globale dove il termine “terapeutico” vuole sottolineare la possibilità dell’ambiente di promuovere nei minori ospiti rilevanti processi di cambiamento.
Il percorso filmografico, attraverso una presentazione di film dagli anni Quaranta ai giorni nostri, offre una riflessione sull’orfanotrofio caratterizzato spesso come luogo di isolamento sociale, istintivamente inquietante per una società basata sulla famiglia. Ma diverse sono anche le rappresentazioni di queste strutture come luoghi dove è possibile trovare accoglienza e comprensione e incontrare figure di riferimento lontane da schemi “istituzionali” rigidi e uniformanti.