Nel nostro Paese cresce il sistema dei servizi educativi per la prima infanzia (si passa da 234.703 posti del 2008 a 345.549 del 2016). In questo quadro, il nido è la tipologia di servizio che interessa di più alle famiglie (i posti nei nidi d'infanzia passano da 210.541 nel 2008 a 315.683 nel 2016, per una percentuale di copertura che dal 12,5% del 2008 arriva al 21,7% del 2016). Lo rivela il nuovo Rapporto di monitoraggio del Piano di sviluppo dei servizi socio-educativi per la prima infanzia al 31 dicembre 2016, realizzato da un gruppo di esperti costituito a cura dell'Istituto degli Innocenti di Firenze, nell'ambito dei programmi del Centro nazionale definiti da parte del Dipartimento per le politiche della famiglia d'intesa con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Una delle principali evidenze che emergono dal rapporto è la diversa distribuzione territoriale dell’offerta di servizi nel Paese, che continua a essere un tratto caratteristico e critico della situazione italiana. La percentuale di copertura nel sistema di offerta dei servizi educativi per la prima infanzia, letta per macro-aree, varia dal 26,6% al 32,8% nel centro/nord; un aumento si registra, di recente, anche nell’area del Mezzogiorno, che si ferma però sulla percentuale di copertura del 12,4%.
Il volume analizza anche la relazione tra pubblico e privato nel sistema dell'offerta di servizi per la prima infanzia. «I servizi con titolarità privata – si legge nel rapporto - rappresentano una percentuale significativa e crescente nel sistema; ma sebbene nel caso della tipologia del nido le unità di offerta a titolarità pubblica sono il 39%, la stessa percentuale sale al 51,8% se si considerano i posti resi disponibili nelle medesime unità di offerta rispetto a tutti i posti offerti dal sistema». Nel caso dei servizi integrativi le unità di offerta a titolarità pubblica sono il 18,7% ma diventano il 29% se si considera il totale dei posti disponibili.
Altri dati rivelano che il nido costituisce la parte prevalente del sistema delle opportunità nell’Italia del nord e del centro, mentre nel Mezzogiorno la situazione quasi si rovescia perché i bambini di 0-2 anni accolti in un servizio educativo in gran parte frequentano la scuola dell’infanzia come “anticipatari” (si definiscono così, nel rapporto, i bambini accolti nelle scuole dell’infanzia che compiranno i tre anni entro il 30 aprile dell’anno successivo). In altri termini, quando i nidi sono diffusi in modo significativo si utilizza marginalmente l’opportunità di accesso anticipato alla scuola dell’infanzia, che diventa al contrario la risorsa prevalente proprio nei casi di sviluppo carente dell’offerta di nido.