La tratta di esseri umani ha caratteristiche simili in tutto il mondo: i migranti, reclutati nei Paesi di origine con la promessa di condizioni di vita migliori nell’Unione europea, diventano spesso vittime di varie forme di sfruttamento, sia in transito che nei Paesi di destinazione. Il progetto Eva Early identification and protection of Victims of Trafficking in Border Areas (Identificazione precoce e protezione delle vittime di tratta nelle aree di confine) – realizzato da Save the Children in partenariato con altre sei organizzazioni in Italia, Francia e Spagna - si propone di combattere il fenomeno, garantendo l’emersione dallo sfruttamento di minorenni e donne fino ai 30 anni, con o senza figli, potenziali vittime di tratta o a rischio di ricadere nella rete degli sfruttatori, nelle zone di transito fra i tre Paesi europei.
Come si spiega sul sito di Save the Children, il progetto «ha l’obiettivo di attivare meccanismi che garantiscano, nelle zone di transito, l’identificazione precoce delle vittime di tratta e sfruttamento o di persone a rischio di re-trafficking. Tale processo avviene attraverso la valutazione degli indicatori specifici che emergono durante il colloquio con le potenziali vittime e deve essere implementato il prima possibile per agevolare la messa in protezione delle vittime, grazie al trasferimento in case di fuga specifiche dove la sopravvissuta potrà ricostruire in sicurezza la propria identità attraverso un processo di autodeterminazione e re-integrazione sociale».
L’iniziativa, inoltre, mira a fornire protezione e percorsi di reinserimento sociale alle vittime, previsti dai governi, attraverso vari passaggi, fra i quali l’accesso a una casa rifugio, un luogo in cui le donne vittime di tratta, insieme ai loro figli, possano sottrarsi alla coercizione e al controllo delle reti di trafficanti.
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